LE CONTROVERSIE SULLE MOSCHEE IN ITALIA


Da un pò di tempo si ripercorrono le dichiarazioni e le prese di posizione sulla presenza delle moschee in Italia e si fa un gran chiacchiericcio sulla legittimità della presenza di queste moschee e sull'apertura delle stesse o la costruzione di questi luoghi di culto sul territorio italiano.
Un aspetto ridicolo, per non dire drammatico, è quello di alcuni capi della Lega Nord che chiedono una norma che impedisca la costruzione delle moschee in Italia; la cosa è ridicola perché ha uno scopo propagandistico e politico per marcare la propria xenofobia ed ergersi a difensori della italianità, anzi della "padanità" del nord, ma gli effetti sulla gente è ben più tragico perché è un chiaro incitamento all'odio religioso che in questo caso coincide col l'odio razziale.
Comunque c'è una gran confusione sull'argomento e perciò credo che valga senz'altro la pena tentare di chiarire un pò alcuni aspetti di questa vicenda, senza voler essere quello che scopre l'acqua calda e meno che meno apparire come chi, integrato nella società vuole apparire falsamente moderato. Si tratta invece di una difesa dell'immagine vera di una religione ed al tempo la voglia di vedere scomparire la confusione tra le moschee in quanto luoghi di culto e di cultura e la visione di questi luoghi come centri eversivi dediti al reclutamento di aspiranti suicidi e fanatici e barbuti estremisti che vivono in Italia covando la speranza di rivincita contro l'occidente.
Ogni tanto appaiono sui giornali statistiche sul numero delle moschee in Italia e se ne enumerano centinaia, e questo è già un grave errore; le moschee, quelle vere non certo gli scantinati o gli ex garage o semi interrati, sono pochissime e, probabilmente, il loro numero non arriva neanche a 3, è veramente triste vedere luoghi di culto ubicati in cantine, garage e capannoni; è vero che Dio è onnipresente ma nel terzo millennio una nazione civile e democratica deve prevedere il diritto a praticare il proprio credo in luoghi decenti, se non altro per un certo rispetto per Dio se non vogliamo rispettare coloro che lo pregano.
Altro aspetto fondamentale di questa vicenda è quello che riguarda i cosiddetti predicatori o Imam che si sono arbitrariamente posti a capo di queste moschee, il più delle volte muratori, macellai, operai metalmeccanici ecc.; questo non vuole essere una diminutio per questi soggetti che possono essere, e sicuramente sono delle persone pie e dei veri timorati di Dio ma, di sicuro ciò non li qualifica ad assumere il ruolo di Imam o predicatori delle comunità islamiche disseminate sul territorio nazionale.
Nei paesi islamici, il ruolo di Imam con prerogativa di condurre le preghiere ufficiali nelle moschee è riservato a chi possiede una laurea universitaria in teologia acquisita presso Università riconosciute dallo stato e per svolgere questo ruolo sono inseriti nei ruoli statali con uno stipendio a fronte dei compiti a loro affidati.
Allora mi chiedo: perché in paesi islamici, dove vivono tante persone colte e dove troviamo una schiera di intellettuali e studiosi della teologia islamica, non è ammesso ergersi a Imam o predicatori? mentre in un paese europeo dove assistiamo ad una immigrazione, il più delle volte fatta da persone semplici e con una preparazione culturale e teologica di dubbio livello è ammesso che chiunque si svegli la mattina, affitti un garage, scantinato o capannone industriale dismesso, si possa proclamare Imam e blaterare in nome dell'Islam e dei musulmani?
Sono convinto che sia compito di ogni stato democratico, sopratutto uno in cui la Costituzione garantisce il diritto a praticare la propria credenza religiosa, effettuare un serio controllo su questi luoghi, veri o presunti luoghi di culto per evitare che si possa credere o confondere l'opinione o il proclamo di qualcuno, spesso con scarsa conoscenza della lingua italiana, con il messaggio religioso dell'Islam.
Uno Stato di diritto deve avere delle norme che regolano la costruzione dei luoghi di culto senza distinguere tra quelli cristiani, musulmani ed ebraici, e soprattutto garantire che tutto si svolga nella massima libertà e trasparenza.

Dicembre 2008